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Biografica 2001
Presentazione della mostra su 3P (di Lia Caldarella)
Questa mostra nasce per regalare un ricordo a quanti hanno
conosciuto 3P e a coloro che ne hanno solo sentito parlare,
delineare una semplice traccia che spero serva a far conoscere la
figura di Padre Puglisi.
La commissione che si occupa della causa della sua beatificazione,
nella primavera dell'anno 2000, mi chiese di realizzare una mostra
fotografica. Io ho accettato perché sentivo quasi il “dovere” di
fare qualcosa per Padre Puglisi ma, non nascondo che ho avuto
momenti di grande difficoltà. Innanzi tutto non sapevo da dove
cominciare, i ricordi e il dispiacere di non averlo più accanto
quasi mi paralizzavano. Ogni volta che mi mettevo al computer per
lavorare venivo assalita da un grosso groppo alla gola. Nella mia
mente non riuscivo a fare spazio. Riguardavo le foto che possedeva
3P e rivedevo i posti della mia infanzia, gli amici di allora, i
luoghi a noi tutti molto cari. Erano foto che ritraevano per la
maggior parte noi ragazzi e bambini di Godrano. Li aveva sempre
tenuti con sé, fino alla fine!
Ciò che volevo fare era legare le foto ad un “filo” che ne
tracciasse la sua figura, la sua vita o meglio il modo come ha
vissuto. Inoltre avevo bisogno di chi mi aiutasse nella grafica,
perche pensavo ad una mostra ben fatta, fruibile a tutti e anche un
po' accattivante. Impresa non facile!!
Maria, una mia amica, mi disse che a scuola da lei c'era un grafico
bravissimo: Sergio Mammina, che potevamo provare a coinvolgere.
Dopo pochi giorni non solo avevamo coinvolto Sergio ma come ci disse
alla fine del lavoro “gli avevamo trovato un amico carissimo che non
aveva mai conosciuto”.
Ho letto tutto ciò che fino ad allora era stato scritto su 3P, ma
non era utile per quello che volevo rappresentare. Allora sono
partita dalla sigla 3P (Padre Pino Puglisi) con cui amava firmarsi e
siglare tutti i sui libri, queste P sono diventate
1.Parola
2.Povertà/Poveri
3.“Parrinu”/Pane Eucaristico/Preghiera
come le aveva interpretate Marcello Badalamenti (o.f.m. dal 1981,
presbitero dal 1996) in un suo scritto.
E il 15 settembre del 2001, data di chiusura del processo di
beatificazione di 3P, presentammo la mostra nella Cattedrale di
Palermo.
Sotto ad ogni pannello il link alla foto ad alta risoluzione per la stampa.
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Parola Il motivo dominante nelle espressioni di 3P era sicuramente la “Parola di Dio”. Negli incontri con i giovani, con i ragazzi , in qualsiasi ambiente si trovasse era sempre pronto con una parola o una frase del Vangelo, faceva spesso battute scherzose. Aveva una personalità seducente e carica di quella capacità di ascolto che ti sorprendeva. Quando leggeva o spiegava il Vangelo, si capiva che si era dinanzi ad un uomo che cercava di viverlo. Continuò a nutrirsi della Parola sempre per formarsi e per formare, vedi la partecipazione a “Presenza del Vangelo”, i Cenacoli a Godrano, i campi vocazionali realizzati dal Centro Diocesano Vocazioni, di cui era direttore....Per tutta la sua vita il Vangelo fu il pane da spezzare, la Parola il cibo da ammannire. Padre Puglisi era un prete innamorato della Parola, accolta, ascoltata, vissuta. Era un prete che ha realizzato pienamente la sua missione sacerdotale di essere “portatore”della Parola, annunciatore della verità fino alle estreme conseguenze! Povertà/Poveri Aveva origini umili e una fede schietta in cui ritrovava il senso di un amore particolare per Cristo, era una povertà vissuta e un grande amore verso i poveri, verso tutti coloro che soffrivano ingiustizie. 3P viveva da povero, nella semplicità e nell'essenzialità, nella disponibilità a partecipare tutto ciò che aveva caro (i suoi libri). Un uomo che si accontentava di poco...ma dava molto! Un povero che amava i poveri. Egli rispecchiava la figura del ”povero di Jahvè” del Figlio di Dio che si è fatto povero, ultimo, piccolo. Dovunque si è trovato ha vissuto da “francescano”, si è sempre messo a servizio della povera gente, era una presenza che donava, che dava conforto. Padre Puglisi sempre ha testimoniato il Vangelo e lo ha fatto ...pagando di persona. “Parrinu”/Pane Eucaristico/Preghiera Questa è una P importante, perchè è la P di prete, di preghiera, di celebrazione dei sacramenti, specie dell'Eucarestia, pane di salvezza. Mi piace definire Padre Puglisi come un uomo di Dio in mezzo agli uomini, un sacerdote del Signore che ci faceva scoprire Dio come Padre, conseguenza naturale del suo vivere. Es.(1° lettera di Giovanni) “Dio è amore....in lui non c'è tenebra... Dio è amore...chi è nell'amore è in Dio...e Dio è in lui...” Parole che ci spronavano all'impegno concreto di amore. Nella celebrazione della messa si percepiva come si metteva in comunione con Dio, era sempre attento, coinvolto, consapevole di ciò che aveva “tra le mani”. Guardandolo si percepiva che il Signore era il centro della sua vita, ti rimaneva nel cuore, oserei dire scolpito nella mente per sempre. Padre Puglisi era un uomo di Dio, un sacerdote “normale” ma che faceva sul serio, innamorato della sua vocazione che espletava con spirito di servizio, sacrificio ed amore. |
Riporta le date più importanti della sua vita |
Origini umili Proveniva da una famiglia ricca di umanità e religiosità, economicamente modesta: la madre era sarta, il padre calzolaio. Padre Puglisi era il terzo di quattro figli maschi, uno dei quali morto da adolescente. Non era un super uomo, anzi, era esile, non molto alto, ma aveva un gran sorriso, mani grandi e orecchie grandi. Aveva una grande capacità di autoironia, sapeva ridere dei propri difetti. Era austero, buono ma mai debole, non amava mettersi in mostra, anche se era perspicace e brillante. Nel pannello oltre alle foto del matrimonio dei genitori e quella della famiglia, è stata inserita la pagella di I elementare, una foto (lui è l’unico bimbo ad avere un cappottino nuovo), un biglietto augurale alla madre e due ricordini di tappe del cammino verso il sacerdozio: “ accetta, o Signore, l’olocausto della mia vita” “ Signore, Tu sei il mio unico bene, nessun altro fuori di Te” |
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Un Prete “Un prete normale che faceva sul serio, innamorato della sua vocazione”. Viveva il suo sacerdozio come lo ha sintetizzato il Cardinale Salvatore Pappalardo come “Sacerdote del Signore, missionario del Vangelo, formatore di coscienze nella verità, promotore di solidarietà sociale e di servizio ecclesiale nella carità” Uomo mite, sacerdote buono e di profonda spiritualità, impegnato in un’azione missionaria sul territorio, con la gente, a servizio soprattutto dei giovani. Senza protagonismo, con quella passione che sapeva giurare sulla missione primaria, che è la formazione delle coscienze, con quella fedeltà all’altare che non consente collusioni con il peccato, con il crimine. |
I suoi libri Tutti i suoi libri portano la firma 3P che abbiamo copiato ed inserito in tutti i pannelli. Sono libri di teologia, filosofia, pedagogia…antropologia….poesie… enciclopedie …sono numerosissimi e nel “grande disordine” del suo studio sapeva sempre rintracciare il libro giusto, ti sapeva consigliare e addirittura indicare il capito da leggere! Destò molta meraviglia nei giudici che seguirono il suo caso, mai avrebbero immaginato di trovare in una casa umile così tanti libri e di diverso genere. |
Francescanesimo “Noi dovremmo metterci con il povero, e avere l’indispensabile assieme a lui” Aveva un’attenzione particolare per i bambini, soprattutto per coloro che erano bisognosi, che avevano famiglie difficili, indigenti o ignoranti. A loro riservava molte delle sue energie. La promozione umana era alla base dei suoi insegnamenti. |
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“L’amore per la natura” Il bosco attorno a Godrano divenne la “sua casa” già da prima di essere parroco di questo piccolo paese. Valle Agnese, Valle Maria, Gorgo del Drago, Rocca Busambra….erano posti in cui giovani e bambini si ritrovavano per momenti ricreativi e spirituali, che si concludevano con messe all’aperto, con altari improvvisati, con canti gioiosi ma soprattutto con la sensazione che tanta bellezza non poteva non venire da Dio. Tutti i giovani che nel corso della sua vita lo hanno conosciuto sono saliti almeno una volta con lui su Rocca Busambra. Lo spettacolo è mozzafiato, se non c’è foschia si riesce a vedere la costa africana ma, soprattutto si assiste al sorgere del sole. Chi di noi non si è sentito vicino a Dio in quei momenti? E 3P era ogni volta felice di questa vicinanza all’Altissimo. |
Guida “Sì, ma verso dove?” Venti, sessanta, cento anni…la vita. Ma a che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo amore che salva, portare la speranza. E non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo costruttori di un mondo nuovo…” L’adesivo con la scritta“Sì, ma verso dove?” era un dono che ciascuno di noi ha ricevuto da 3P. Tutti noi ricordiamo la sua grande capacità di ascolto. Restava nel silenzio, ti faceva parlare senza mai giudicare, cercava con te la strada che pensavi di intraprendere. Ti seguiva solo come un padre può fare, cercando il tuo bene e se durante il cammino cadevi, 3P era lì pronto ad aiutarti, ad incoraggiarti a guardare meglio, a cercare ancora la tua vera strada |
I Campi vocazionali Ancora una volta i paesaggi sono quelli attorno a Godrano, i ragazzi cambiano, ma l’impegno di 3P resta. Cerca sempre di guidare i giovani a trovare la propria strada, a scoprire quale è la vocazione di ciascuno, quale è il progetto d’amore che Dio ha per ognuno di noi per potere dire “sì, ho fatto del mio meglio”. Ogni sua proposta, durante gli incontri era incentrata su Cristo, sulla persona del Cristo. Ne contemplava tutti gli aspetti, tutti gli atteggiamenti e i comportamenti, soprattutto gli incontri con la gente, che Cristo considerava Suoi amici. |
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“Parrinu”/ Pane Eucaristico/Preghiera Le foto di questo pannello lo ritraggono a Gerusalemme. Tante volte, durante la sua vita, raccolse i soldi per potere fare il viaggio in Terra Santa ma spesso trovava qualcosa più necessaria a cui destinare questi soldi. Una di queste volte successe quando era parroco a Godrano. Aveva raccolto i soldi con grande sacrificio, ci teneva ad andare in Terra Santa, ma si presentò l’occasione di comprare ad un’asta un pulmino che gli avrebbe permesso di portare in giro i suoi ragazzi e allora non ci pensò due volte: comprò il pulmino. I suoi ragazzi sarebbero stati felici e poi ne avevano davvero bisogno. E’ riuscito ad andare in Terra Santa nel 1985! ( 25° anniversario del suo presbiterio). Le altre foto lo ritraggono in momenti di celebrazione eucaristica a Valle Agnese, A Rocca Busambra, a Valle Maria… |
Il Perdono · Soleva spiegare la parola perdono così: PER DONO. Ha sempre fatto esperienza del perdono, fin da quando era bambino. La sua mamma glielo insegnò. La signora Giuseppina pregava sin da prima che lui nascesse, dopo la perdita del terzogenito, di avere un figlio sacerdote, povero e santo. Sacerdote lo vide, povero anche. Mai fu attaccato ai beni materiali, le sue cose erano a disposizione di chi ne avesse bisogno, il suo tempo era il tempo per gli altri. Santo lo è sempre stato in quanto battezzato. · A trentatré anni ricevette un incarico modesto, se guardiamo la realtà con gli occhi del mondo, ma che in realtà fu per lui molto importante, direi proprio determinante. Fu mandato parroco in un piccolissimo paese di montagna, molto lontano dalla città, potremmo dire quasi l'ultimo paese della diocesi: il paese di Godrano. Contava poche centinaia di abitanti, ma in quel paese don Pino dovette affrontare situazioni difficilissime: il Signore lì cominciò ad educarlo. Un paese che da anni e anni era messo in ginocchio da una tremenda faida di mafia, che aveva già causato decine di morti tra le famiglie che lottavano tra loro. Un paese dove nessun sacerdote avrebbe desiderato essere mandato... e lui fu mandato proprio lì. A Godrano don Puglisi dovette affrontare anche un altro problema molto particolare: vi era infatti la forte presenza di una comunità, piccola ma convinta, di protestanti. Nel piccolo di questo paese abbastanza isolato e quasi sperduto, egli dunque si trovò ad affrontare problematiche veramente grandi e particolari. Le affrontò come ha affrontato sempre tutte le realtà del suo ministero, con grande mitezza, quella mitezza che è la tenacia dei forti, con grande pazienza e con una capacità veramente particolare di ascolto e di saper attendere. Questa capacità gli è stata riconosciuta sempre da tutti, anche da vivo. Tante porte in quel piccolo paese subito gli si chiusero in faccia, proprio perché dava fastidio la presenza di questo prete, che con apparente ingenuità cercava di sanare situazioni di rottura e di vera e propria guerra, che ormai di generazione in generazione erano purtroppo ben radicate. Eppure don Pino, con la sua azione umile e semplice, ma paziente e tenace, riuscì a convertire il paese. Godrano si trasformò e nella sua piccolezza divenne un luogo dove poi tante persone, suoi amici, anche da Palermo vollero andare a collaborare con lui per fare una vera esperienza, bella e positiva anche se nascosta agli occhi dei più, di servizio alla Chiesa. (Don Agostino Ziino CFD) |
La scuola a Brancaccio La scuola è un diritto di tutti, anche di coloro che vengono considerati ultimi da qualcuno. Per questo 3P si battè in modo continuo e costante, perché aveva sempre creduto nel valore della dignità umana, in quanto persona creata da Dio e redenta dal sangue di Cristo. La scuola nel quartiere Brancaccio rappresentava un luogo di cultura dove i ragazzi potevano studiare e diventare “liberi” come Dio ci ha creati. |
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Se qualcuno fa qualcosa…… L’immagine mostra la piazza di Brancaccio 3P era nato in una famiglia modesta ma ricchissima di valori cristiani di grande autenticità. Era entrato giovinetto in seminario, avendolo chiesto lui stesso al padre e alla madre. Era nato proprio in quel quartiere di Brancaccio, dove poi il Signore lo ha ricondotto alla fine della sua vita per richiedergli quella vita che lì gli aveva donato. In tutte le tappe del suo ministero sacerdotale, egli si trovò impegnato a incontrare e a farsi carico di situazioni complesse di difficoltà, solitudine, povertà. Ha sempre mantenuto fedeltà a quel suo stile semplice, mite, ma proprio per questo forte e invincibile. La fedeltà nel quotidiano: ecco una delle lezioni più belle che ci lascia don Pino Puglisi. (Ziino) |
Il Centro Padre Nostro ( intitolato al Padre di tutti noi, ad “Abbà” , “Papà mio” in cui ciascuno può abbandonarsi totalmente sicuro di essere amato con una tenerezza infinita). A Cinquantatre anni 3P tornò a Brancaccio, in quel quartiere dove era nato, dove il Signore lo ha chiamato per l’ultima tappa della sua vita. Qui trovò una situazione davvero difficile: problematiche sociali, culturali e politiche molto gravi. Ma non si tirò mai indietro, anzi continuò a servire il povero e l’oppresso. Cercò in modo instancabile, di coinvolgere i responsabili della cosa pubblica a prendersi cura di questo quartiere della città e con l’aiuto dei suoi amici, fondò il Centro Padre Nostro dove i bambini potevano giocare, fare i compiti, seguire il catechismo. Ziino (da uno scritto di padre Puglisi) “Dacci il nostro Pane quotidiano”, che cosa significa? Intanto chiediamo al Padre che ci dia il pane che nel linguaggio biblico significa il sostentamento quotidiano. Anche nel linguaggio quotidiano si usa l’espressione : ”Che fai? Mi sto guadagnando il pane”, nel senso del sostentamento fisico, nutrimento, tutto ciò che è indispensabile alla vita. Ma pane anche nel senso di esigenza di una vita intellettuale, quindi il pane della Parola; “Dacci il Pane della Parola” Quindi, chiediamo a Dio che non ci venga mai meno la verità, l’amore degli altri, e l’amore nostro verso gli altri. E’ per questo che viene detto: dacci oggi il pane, quello di oggi, non quello di domani, o quello di dopodomani, daccelo oggi, e questo ci basta, perché sappiamo che ogni “oggi” tu sei presente e quindi ci darai quello che è necessario; se noi siamo in comunione con Te, non verrà a mancarci ciò che è necessario per la nostra vita. |
I Poveri 3P aveva una grandissima fiducia nell’uomo, in qualunque uomo, anche nel peggiore. Non ti giudicava, dialogava….viveva con te il tuo travaglio. Incontrava ogni persona con grande gioia, senza mai scoraggiarsi. Ascoltava per ore e ore chiunque avesse bisogno di parlare, con grande rispetto per tutti e la fiducia di riuscire a fare emergere in ogni uomo, anche nel più disperato, nel più confuso, nel più corrotto, quell’immagine di Dio che ci ha creati simili a Lui. |
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Uno sparo Anche nell’ultimo istante della sua vita incontrò un giovane. Uno come tanti che aveva accolto, a cui aveva sorriso, a cui aveva fatto sentire che lui era là ad aspettarlo…e infatti disse: “ Ti aspettavo” 3P. Appunti per un’omelia sulla morte, s.d.; ms. originale su carta “farmacia”, pp. 3, AGP, b. III, fasc. 42. Stasera debbo parlarvi della morte. Non voglio con questo farvi spavento col parlarvi di teschi o di scheletri. No, voglio farvi pigliar coscienza dell’importanza del momento che passa. Mentalità corrente Superficialità: l’attenzione è presa da pubblicità, cinema, tv, rotocalchi, fotoromanzi, fumetti, notizie di scoperte, viaggi turismo. L’uomo un “estroverso” Non c’è posto per un pensiero serio La morte?!… tocca ferro Alla notizia della morte di qualcuno: Poveraccio, così giovane, così bello, intelligente, un avvenire così splendido! Pochi si domandano: ha ricevuto i Sacramenti? Sarà morto in grazia di Dio? E’ questo l’essenziale: morire in grazia. Il vangelo….Che giova all’uomo….? State pronti perché non sapete né il giorno né l’ora. Quando? Come? Perciò sempre pronti. Ma neanche se dovete morire tra cento anni: tale morte quale vita. Perciò dobbiamo vivere in grazia, è questo il segreto per non aver paura della morte, per non morire, il segreto per saperla affrontare con coraggio, con gioia anzi, è morire durante la vita, mortificarsi, sapersi distaccare cioè saper vivere tendendo verso il cielo. La morte è l’inizio di una nuova vita. Dopo la morte il giudizio. Il Vangelo ci descrive il giudizio universale Inferno privazione di Dio rimorso odio supplizi il generale Rostopchin, il conte Orloff Il Paradiso il godimento di Dio Il soddisfacimento delle nostre facoltà umane Eterno colloquio pieno d’amore con Dio Fratel candido a Milano Amare Dio-parlare con Dio fin d’adesso |
Il martirio Questa martyria nascosta ma continua, fedelissima e anche fecondissima di frutti giorno per giorno, padre Puglisi l'ha realizzata in totale obbedienza allo Spirito Santo, non sottraendosi mai ai servizi che gli venivano affidati. Anche quando, già prima del momento culminante del suo sacrificio, si era scontrato con tante difficoltà nei vari ambiti del ministero nei quali operava, egli aveva sempre dato la sua disponibilità. Mai si è tirato indietro, profondamente consapevole della grandezza del ministero come servizio alla Verità e all'Amore. Verità e Amore che non erano per lui valori teorici, ma che avevano un volto: il volto di Cristo. Dicevo, non si è mai fermato davanti a difficoltà e prove. Ed è così che, giorno per giorno, Dio lo ha preparato alla prova definitiva, a quella martyria definitiva che è l'offerta della vita. E le parole finali, con le quali egli si congeda dagli uomini, dicono tutto. Forse sapete che al giovane che gli puntava la pistola alle spalle, voltandosi e capendo tutto, don Pino disse sorridendo: "Me l'aspettavo". Questo giovane più volte ha poi detto: "Mai dimenticherò quel sorriso, mai dimenticherò quelle parole". Quelle parole per noi soprattutto sono quanto mai significative, perché ci svelano il senso di quella morte, il senso che per don Giuseppe stesso ebbe, sia pur per un istante, quel trovarsi davanti ad un giovane, uno di quei giovani per i quali egli spendeva veramente la sua vita, ma questa volta con una pistola puntata contro di lui. "Me l'aspettavo", "ti aspettavo". E glielo ha detto sorridendo, accogliendo anche quel giovane così come aveva accolto ogni giorno decine e decine di giovani a scuola, al Centro Vocazionale, in parrocchia. Una delle connotazioni più intense del suo modo di relazionarsi agli altri era questa disponibilità ad accogliere con una pazienza e una capacità di ascolto grandissima e intensissima. Anche quell'ultimo giovane, che lo ha ucciso, ha ricevuto da lui questo benvenuto: "Ti aspettavo". E queste parole sono rimaste vive nel suo cuore, come egli stesso ha testimoniato più volte. (Don Agostino Ziino CFD) |